sabato 4 giugno 2011

Recensione DELAY JESUS '68 su "IL MUCCHIO"

a cura di Hamilton Santià

Ora, cosa ce ne facciamo dell’ennesimo album strumentale che non è tanto post-rock quanto metal-“de”metallizzato? Cosa ci servono tre “movimenti” per 29 minuti di musica che rimanda (in Italia) agli Ufomammut e (all’estero) ai Jesu? Insomma, cosa rende questo “Delay Jesus ‘68” (ecco sì, forse il titolo spiega già tutto: c’è parecchio delay, ci sono i Jesu – e la s? e va beh – c’è quel tipo di ’68 che riecheggia rivoluzioni e, soprattutto, album dei Blue Cheer) degno di essere ascoltato ora che, nel 2011, roba di tal foggia di esce dalle orecchie?
Sì, insomma, il problema è sempre il solito. Non è che i The Great Saunites facciano schifo o abbiano qualche demerito particolare. Anzi, la loro musica si ascolta anche con piacere. Però non può restare in mente. Non ce la può proprio fare. È fisiologico. Arriva in un momento in cui c’è talmente tanta offerta che non si pensa più all’entità della domanda. Ormai sono troppe le band che si lanciano in lunghissime e estenuanti suite strumentali anche coinvolgenti, anche ben suonate, anche accattivanti (immagino che dal vivo questa roba abbia una ragion d’essere ben maggiore) ma totalmente interscambiabili, assolutamente indistinguibili, così “mediamente” cazzute che pare ascoltare sempre la stessa cosa dalla stessa band.


http://www.ilmucchio.it/fdm_content.php?sez=scelte&id_riv=88&id=1860

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